sabato 27 aprile 2013

Mosca e'...




Non e' affatto facile cogliere una citta' grande come Mosca, complessa come Mosca, cosi diversa da tutte le altre citta' dove ho vissuto prima d'ora. Non e' facile e per capirla ci vuole tempo. Tempo e costanza. Non e' facile ma in sei mesi qualcosa ho colto... tra pregi e difetti.

Mosca e' Grande. Che dico...Mosca e' enorme, smisurata, poderosa!!  E questo si sapeva già'. In particolare pero', ha delle strade fantasgoricamente larghe che arrivano tranquillamente a 10 corsie rendendone l'attraversamento alquanto difficile e, ahimè', anche pericoloso. Ho sentito di uno che ha visto morire investita davanti ai suoi occhi una signora mentre cercava di attraversare la strada entro il mezzo minuto concesso dal semaforo.

Mosca e' Green. Ho letto che Mosca e' una delle metropoli piu' verdi al mondo e ci credo perche', se e' vero che qui tutto e' grande, anche i suoi parchi hanno quella tendenza. Per non parlare dei numerosissimi alberi che accompagnano i boulevard, circondano i giardini delle moltissime scuole e ne dominano i suoi 96 parchi e 18 giardini. Alberi grandi e possenti.

Mosca e' Macchina. Nel descrivere una citta' si fanno spesso dei confronti. Beh, se Berlino mi e' sembrata una citta' fatta a misura d'uomo Mosca e' una metropoli fatta a misura di macchina (meglio se fuori strada). Tra una persona e un Porsche Cayenne ha sicuramente piu' chance il quattro ruote. Tutto questo senza entrare nel discorso smog che, tutto sommato pero', a Milano e' peggio.

Mosca e' Teatro. Tra balletti, pieces teatrali e il circo, Mosca e' un vero e proprio palcoscenico e non parliamo solo di Bolshoi! La citta' conta ben 60 teatri alcuni dei quali esclusivamente per i piu' piccoli.

Mosca e' i Moscoviti. Se per conoscere Mosca ci vuole tempo e costanza per conoscere i Moscoviti ci vuole tempo, costanza e tanta tanta tanta pazienza ma soprattutto non si deve partire prevenuti perche' altrimenti e' finita. Bisogna ammettere pero' che e' facile perdere la speranza davanti a quelle facce spesso serie e il loro rifiuto di parlare inglese anche se l'inglese probabilmente lo sanno quanto basterebbe.

Mosca e' Cultura. Trovo abbastanza indicativo che uno degli edifici piu' imponenti della citta' (e piu' grandi del pianeta!) sia l'Universita' di Stato Lomonosov. Per non parlare di tutta la letteratura russa e delle 4.000 biblioteche che conta la citta'.

Mosca e' Underground. Non parlo dei quartieri alla moda sorti su antiche fabbriche dell'epoca sovietica (molto affascinanti peraltro) o della famosa metropolitana-museo ma di un vero e proprio mondo sotto terra genuinamente popolare. Prima parlavo di strade larghissime e quasi impossibili da attraversare ed e' qui che spuntano i pereulok, questi lunghissimi sottopassaggi dove si ricrea una citta' nella citta', dove si puo' comprare dalle calze al latte, dalle sigarette ai quadri, dove giovani (e meno giovani) Moscoviti spendono le loro serate d'inverno tra bottiglie di vodka e chitarre.

Mosca e' Fiaba. E' facile capire perche' Pippy creda che San Basilio sia il castello di Ben & Holly. L'iconica chiesa ha la forma di una spumosissima torta e a guardarla la mente viene inondata da golosi pensieri fatti di marshmallows, muffins e gommose.

Mosca e' Mondana. Se si chiude un occhio (o due) allo sfrenato edonismo dei nuovi ricchi ci si puo' anche divertire nei nuovi e numerosi locali alla moda che spuntano come funghi e che ti fanno dubitare di essere a Londra, New York o Mosca? Peccato che nonostante gli occhi chiusi si senta comunque (con fastidio) quel atteggiamento da dilapidatori patrimoniali che hanno certi (tanti) giovani.

Mosca e' Russo. Se per venirci in vacanza le guide consigliano di studiare il cirillico figuriamoci per viverci. Qui tutte le scritte sono nel loro alfabeto ed e' davvero complicato girare la citta' senza sapere un h di russo. Si rischia di finire come il mio amico Marco che, credendo che la scritta PECTOPAH (si legge restaran) indicasse un bar di spogliarelliste (da PETTO), stava quasi morendo di fame nelle ricerca di un ristorante (in compenso credo si fosse molto eccitato).

Mosca e'...questo e molto, molto altro...(alla prossima)...

venerdì 26 aprile 2013

I pecche'

C'e' stato un periodo, quando Pippy aveva due anni, in cui ci siamo perfino preoccupati perche' non parlava. Con la scusa che la bambina era trilingue abbiamo lasciato perdere le preoccupazioni e ci siamo concentrati sulla piu tipica frase che ti dicono gli altri genitori ma che finche' non ci caschi non ci credi :

“Vedrete, quando parlera' non stara piu' zitta! Meglio godersi questi momenti”.

In realta' la capivo bene quella frase (l'ho sperimentata con mia sorella essendo 12 anni piu grande di lei) ma in fondo pensavo a quanto sarebbe stato carino vedere Pippy parlare e non vedevo l'ora di poter dire anch'io quella tipicissima frase. Ora ci siamo eccome. Se non fosse per la vocina da cartone animato e quel mischiare quattro lingue che ci fanno piegare dal ridere credo che impazzirei. I piu tremendi sono i famosi “Pecche'!” in cui Pippy si e' specializzata di recente. Per uscirci vivi bisogna fare tre cose fondamentali:

- Armarsi di pazienza (meglio se santa)

- Documentarsi (non si sa mai che ti chiedano qualcosa di banalissimo davanti ad altra gente e non lo sai)

- Usare la famosa frase “Perche' di si!” quando non si vede altra via d'uscita

Da vera principiante e con in testa ancora la romanticissima idea del mondo fatato in cui svolazzano mamme e figli, parto in quarta e rispondo ai suoi perche' con un entusiasmo esagerato. Ad ogni pecche' rispondo mettendoci anche un po' di fantasia tanto mi piace vedere come quegli occhietti curiosi si muovono ad ogni mia risposta e immaginarmi cosa creano nella mente di Pippy. 

"Mami cosa fanno api maia?"
"Il miele"
"Pecche?"
"Perche' sono amici dei piccoli e vogliono fare uno sciroppo per quando i bimbi hanno il mal di gola!"

"Mami come si chiama senore?"
"Marco"
"Pecche?"
"Eh..."
"Pecche mami?"
"Perche la sua mamma le ha messo quel nome?"
"Pecche?"
"Perche le piaceva"
"Pecche le piaceva?"
"Perche e' bello"
"Pecche e' bello?"
"Perche suona bene"
"Pecche suona nebe?"

(....e cosi all'infinito..senza esagerare...)

Cosi al primo pecche. Ma anche al secondo, al terzo...poi magari i pecche capitano mentre sei ai fornelli con Piggy che urla tipo moicano perche poverina non mangia da esattamente 3 ore o perche' lei e i suoi 12 kili a 10 mesi vogliono stare in braccio costi l'urlo che costi:

“Mamy tu fas?
“La cena”
“Pecche'? ”
“Perche' bisogna mangiare tesoro”
“Pecche'?”
“Perche' abbiamo fame”
“Pecche' abemus fame?”
“Perche' abbiamo bisogno di energie per fare tutte le cose che facciamo”
“Pecche' facciamo tante cosse?”

e no...qui andiamo sulla tangente..discorsi filosofici da una treenne no...perche' altrimenti vado in palla pure io...e poi Piggy sta perdendo conoscenza....

”PERCHE SI!!!”
“Ahhh!”

e via a giocare tranquilla e soddisfatta con i lego.

Ogni tanto un perche si ci sta tutto!

lunedì 22 aprile 2013

La lingua dei desideri



Ho sempre molto riflettuto su cosa vuol dire parlare lingue straniere. Sara' perche' avevo soli 10 anni quando ne imparavo una diversa dalla mia lingua madre per la prima volta in modo serio. Non l'inglese studiacchiato a scuola o il gallego parlicchiato tra amici, una vera e propria lingua straniera da imparare alla perfezione per ragioni di vera e propria sopravvivenza. Quella volta fu una passeggiata. Un mese e venivo lanciata in quinta elementare a fare temi d'italiano. Le cose si complicarono piu' avanti quando, chiusasi quella famosa finestra temporale dei 14 anni per cui una lingua straniera puo' essere imparata senza problemi e con risultati pari ai madrelingua, mi imbarcai nell'inglese, nel francese e nel portoghese all'universita'; nel cinese e nel russo poi durante le mie esperienze da espatriata. Niente di drammatico comunque perche' se una cosa piace la si fa volentieri e a me imparare nuove lingue piace davvero. La cosa che piu' mi piace comunque e' scoprire una cultura attraverso una lingua (o viceversa una lingua attraverso la cultura/e d'appartenenza), scovare modi di dire intraducibili da idioma a idioma, conoscere diversi rituali di saluto o benvenuto e, magari, riflettere su come le stesse parole possano avere diversi significati da lingua a lingua.

Su quest'ultimo punto Borges ha scritto:

El error consiste
en que no se tiene en cuenta
que cada idioma es
un modo de sentir el universo
o de percibir el universo*

Bellissime parole che legano lo studio delle lingue straniere quasi al mondo delle fiabe e, probabilmente, addolciscono la pillola dello studiare ostiche grammatiche. Perche' se oltre alle regole si riesce a percepire un nuovo modo di sentire, credo che la curiosita' dello scoprire quell'universo spinga piu' di qualunque altra ragione. 

Ma a proposito di lingue straniere....

Come vi anticipavo nel mio post ieri, in occasione dell'anniversario per i 40 anni della scuola italiana a Mosca, siamo stati alla conferenza tenuta dal Prof. E. Balboni, docente di didattica delle lingue straniere presso l'Universita' Ca' Foscari. Sull'invito si parlava di una conferenza su "Plurilinguismo e interculturalita'"  ma devo ammettere che il titolo non mi e' parso molto azzeccato, piuttosto avrebbero dovuto scrivere "Lo studio delle lingue straniere attraverso l'emozione" perche' e' proprio di questo che Balboni ha parlato: l'importanza del fattore emotivo nello studio di una lingua (ma anche nello studio in generale) o, per dirla piu' professionalmente, dell'approccio umanistico-affettivo. Contrariamente a quello che pensa la maggior parte delle gente (me compresa), Balboni ci spiega che non esiste un metodo moderno o un metodo vecchio nel mondo della didattica delle lingue straniere. Approcci che molti spacciano per contemporanei ed innovativi sono spesso frutto di studi gia' provati in passato a partire dagli antichi greci fino agli anni '60. L'unica vera etichetta che si puo' dare allo studio e all'apprendimento di un nuovo idioma sta nella nostra genetica (tra DNA, neuroni, ormoni ecc). Vera e propria chimica insomma! Entrare in questa percezione non e' cosi facile. La nostra cultura occidentale ci ha insegnano che logica=vero e che le emozioni, ovvero l'illogico, = falso. Non ci accorgiamo insomma dell'importanza della connessione tra battito del cuore e intelletto quando invece l'apprendimento nel senso piu' a noi  umanamente e geneticamente naturale si basa proprio su queste sinapsi (connessioni). Creare queste trasmissioni e' fondamentale, senza di esse non c'e' vero apprendimento. Ovviamente le connessioni devono riguardare emozioni positive altrimenti i neurotrasmettitori responsabili dell'apprendimento non funzionano. Della serie: per studiare una lingua straniera bisogna produrre seratonita, l'ormone del buonumore.

Ma come applicare concretamente questo approccio durante l'apprendimento delle lingue straniere? Il Prof. E. Balboni ieri ha velocemente parlato di 2 punti fondamentali:

1) Varieta' (uso di colori, uso di diverse  tecniche quali mimica, teatro..)

2) Feasibility  ovvero la sensazione di essere capaci (qui entra in gioco l'abilita' dell'insegnante che deve saper dare quella sensazione all'alunno)

A parte questi due punti in comune ci sono poi tutta una serie di tecniche ben precise che partono dall'approccio umanistico-affettico ma ci vorrebbe uno studio piu approfondito di una sola conferenza per parlarne**. Mi soffermo solo su una di queste perche' mi ha molto colpito: il metodo Lozanov. Per dirla con parole semplici e' un metodo che prevede far assumere un preciso ruolo agli studenti. Durante la lezione in pratica l'alunno cambia identita' per cui nome, professione ecc. sono inventati. Realistici ma inventati. Non e' bellissimo pensare di poter viaggiare con la fantasia mentre in realta' si sta studiando? Come ha detto Balboni la lingua straniera diventa cosi la lingua dei desideri.

Domani proporro' questa tecnica alla mia insegnante di russo. In che personaggio trasformarmi pero' ci devo ancora pensare...

*tratto da "El oficio de traducir"

**Per chi di voi fosse interessato sul sito del Prof. E Balboni alla sezione Bibliografia ci sono una serie di titoli davvero interessanti. Io credo che iniziero' con uno dei sui libro sul bilinguismo, tema di cui e' esperto.

venerdì 19 aprile 2013

Speriamo nell' Esperanto


Che tua mamma ti parli in spagnolo e' normale.
Che tua mamma ti parli in spagnolo e tuo papa' in italiano e' strano.
Che tua mamma ti parli in spagnolo, tuo papa' in italiano e tutti intorno a te in inglese e' singolare.
Che tua mamma ti parli in spagnolo, tuo papa' in italiano, tutti intorno in inglese e, all'improvviso la maggior parte degli amichetti dell'asilo in russo, comincia ad essere sorprendente o quantomeno fuori dal comune.
Arriviamo a livelli di spaziale quando tua mamma ti parla in spagnolo, tuo papa' in italiano, la gente intorno a te in inglese, gli amici dell'asilo e altra nuova gente intorno a te in russo e il migliore amico del parchetto dopo la scuola in francese. Il bambino ha quattro anni e vive a Mosca da due ma ai francesi si sa piace cosi e, siccome Pippy ormai si sta dedicando all'approfondimento dell'Esperanto, la gente non ci fa caso, tantomeno i francesi. Data la giovanissima eta', la voce da cartone animato, quel parlare un po' approssimativo e lo scambiare di posto le lettere e/o le sillabe (Fra Martino Pampanaro, mechido per medico, puchete per chupete...) i bambini la pensano una tuttoparlare, una specie di guru dell'interculturalita'  e si dirigono a lei nella lingua che piu' gli piace confondendo alquanto Pippy alla quale ultimamente e' difficile far capire che ogni paese ha la sua lingua.
In ogni caso a lei fa poca differenza per adesso per cui con papa' e mamma parla un po' in spagnolo un po' in italiano cercando di cambiare lingua a seconda di chi ha di fronte ma non sempre ne e' capace e cosi vengono fuori frasi come:

"A me no gusta prosciutto!"
" Yo hice tanta nanna!"
"Io voio puchete!" (sarebbe chupete)
"Le mie amiche Agnese e Adele estan in Sacile e io vado casa sua con avion!"
"Yo no voio sleeping"
"Mi sorella Emma is baby!"
"Ia gusta gelato. Da!"

Osservandola in un territorio multiculturale come i parchetti in centro a Mosca dove gli espatriati convivono con i russi sono arrivata ad alcune conclusioni che quasi quasi chiamo qualche esperto di Esperanto e continuiamo l'esperimento:

NO vale di piu' se detto alla russa: NIET, sempre e comunque.

Il SI invece e' piu inglese JES.

ME GUSTA ci piace in spagnolo e qui mi viene da pensare che in spagnolo tutto ha piu' gusto (piccola nota un po' nazionalista scusate)

NON VOGLIO (nel caso di Pippy NO VOIO) lo preferiamo in italiano ma, nel caso la mamma non capisca bene, possiamo anche ripeterlo in spagnolo ma solo dopo aver detto NO VOIO.

SCHIFO lo diciamo proprio come nel Belpaese.

AMIGO e' simile all'italiano AMICO ma ci piace con la G (si sa noi spagnoli siamo piu' affettuosi..seconda nota di nazionalismo scusatemi ;)

BABY e SLEEPING le diciamo in inglese ma PAPPA rimane sempre PAPPA (inno alla cucina italiana?).

Con il possesso non si scherza per cui E' MIO cambia a seconda di chi hai davanti. Se davanti hai un russo nonostante tutte le difficolta' della lingua russa un ETA MINIA bisogna tirarlo fuori non si sa mai che il russo si azzardi a toccare la tua paletta o a salire sull'altalena.

E cosi via....

Potrei approfondire la cosa (lo sto gia' facendo) e, magari, scrivere in futuro un trattato sui bambini quadrilingui. Aspettero' a vedere cosa salta fuori ora che la linguetta di Piggy si sta perfezionando in quantita' e velocita' di esecuzione (Ahime'"). Nel frattempo proviamo a sperare nell'Esperanto...(o forse meglio di no).

"Scherzi" a parte, sono molto curiosa di sentire cosa dira' un esperto di plurilinguismo come il Prof. Paolo E. Balboni domenica qui a Mosca durante la conferenza “ Plurilinguismo e interculturalità”. (Vi faro' sapere;))

Trovato!!! Ecco trovato il motivo per cui Pippy fa cosi' tante boccacce!! Perche' "parla" tante lingue!

*(Mi scuso per alcuni errori di apparente battitura soprattutto negli accenti ma il mio simpatico portatile ha la tastiera inglese e il mouse rotto. In piu' io non sono paziente...prometto di trovare una soluzione che non mi faccia perdere la voglia di scrivere)


Designs by Alba










mercoledì 17 aprile 2013

E poi...all'improvviso...un filo d'erba



Ormai sono quasi sei mesi che siamo a Mosca e un intero inverno e' gia' passato. Sembrava impossibile uscire da quel tunnel di -10..-15..ma ecco che quel momento e' finalmente arrivato, quell' istante tanto atteso che tutti mi descrivevano come  “e poi..all'improvviso vedrai un filo d'erba”. 
Non ci facevo caso io, in fondo da noi l'erba si vede (intra/vede) anche a dicembre ma e' esattamente cosi! Un giorno, dopo che un po' hai perso le speranze e cominci quasi a dimenticare cosa sia il caldo, ecco che lo vedi quel filo d'erba e come un bambino anche tu salti di gioia.

Un inverno Moscovita e' gia' passato (e non mi par vero).

La neve e' gia' scesa abbondantemente, si e' gia' depositata in alte collinette ai bordi delle strade rendendo tutta la citta' a fasi alterne una nuvola bianca e un'immensa pozzanghera e si e' gia' anche sciolta dando spazio alla tanto agognata primavera.

Dasvidania al freddo Moscovita!

Quel freddo che ci congelava le estremita' (peli del naso compresi) e che non ci permetteva di stare fuori che pochi minuti.
Quel freddo che quando compravi un giubbotto, altro che il modello, bisognava guardare i gradi per il quale era stato testato.
Quel freddo che anche se e' vero che odiavo (e odio!) le pellicce in fondo mi ha fatto provare invidia per le russe tutte ricoperte di visone (e per i visoni stessi).
Quel freddo che se mi scordavo di mettere i pantacollant sotto ai pantaloni poi passavo un'ora a ravvivare l'uso delle gambe.

D a s v i d a n i a !

Eppure...ammettiamolo che quel freddo e quella neve ci hanno lasciato qualcosa di profondo. 
Sotto a quelle lente e brillantissime piogge di neve abbiamo scoperto nuove tonalita' di bianco, abbiamo visto la vera forma dei fiocchi di neve, abbiamo provato un raddoppiato piacere nel rientrare a casa, abbiamo trovato nuovi ed eccitanti divertimenti fatti di slitte in pieno centro, di immensi pupazzi di neve e di cubi e palette con cui creare castelli di ghiaccio. Abbiamo inoltre aperto i nostri orizzonti e vedere gente uscire di casa in città' con gli sci per poi parcheggiarli fuori dai negozi proprio come farebbero in un paese di montagna, non ci e' poi sembrato così incredibile.

Detto questo spero non sia vero quello che ho sentito dire oggi su possibili nevicate a Maggio...perche' l'inverno Moscovita ci ha dato tanto ma ci ha tolto anche ogni traccia di melanina! In confronto a Londra sembravo mulatta. 
Dopo mesi a vedere i fiocchi di neve siamo diventati bianchi proprio come loro e va bene che ci sono tante sfumature di bianco ma ridateci un po' di colorito! 

Meno male che fra due settimane scappiamo per un pochino...Dove? Alla prossima....;)

Il segreto di papa'


La situazione piu' tipica che si trova entrando nella nostra casa dopo che sono stata da sola con Pippy e Piggy per circa tre ore e' la seguente:

Vestiti disseminati ovunque, costruzioni e pezzi di puzzle sparpagliati su ogni angolo della casa, scritte sui muri, pozzanghere di succo come se piovesse spremuta dentro casa, terra dai vasi sul pavimento, bambine urlanti tra pianti di fame e puri capricci, tutti gli arnesi da cucina fuori dai cassetti, mille pentole con cibi non bene identificati che bollono, bagno inagibile con vasca ancora piena, paperelle che galleggiano e tutti gli asciugami disponibili per terra. Filo conduttore di questa scena e' la carta igenica che e' stata trasportata dal bagno alla stanza da letto, dalla cucina al salotto esattamente come nella famosa pubblicità'. Nella scena ci sono ovviamente anch'io. Di solito in tuta con una coda mal fatta, senza un filo di trucco e con una bambina per gamba. La cena non solo non e' pronta ma di solito e' da rifare perche bruciatasi o perché', avendo dimenticato di scongelare il brodo e cercando di spaccarlo per far entrare quel enorme blocco nella pentola, l'ho fatto saltare in aria (ecco oltre alle pozzanghere di succo quelle di brodo). La piu tipica frase all'arrivo di Ale e':

“ Sono distrutta non posso andare avanti cosi queste bambine hanno dei problemi!!!!!”

Solitamente Ale prende in mano la situazione e in un batter d'occhio ecco pronta un pappa per Piggy e una bella pasta che Pippy mangia felice.

La situazione invece che ho trovato domenica tornando a casa dopo essere stata via tre ore lasciando Pippy e Piggy con Ale e' stata:

Sottofondo di musica jazz e odorino di pizza fatta in casa. Ale seduto sul divano che legge tranquillo. Pippy che gioca con i lego e Piggy che toglie e mette dei giochini da un cestino. TV spenta, in giro pochi vestiti o giocattoli. Bagno e cucina perfetti. Saluto e le bambine fanno saltare quello che hanno in mano. Piggy comincia a piangere perche si e' ricordata che a lei piace stare in braccio e Pippy decide all'istante che con i lego non ci vuole piu' giocare. Mi abbasso e cerco di prendere entrambe le bimbe in braccio annullando in un secondo i benefici del massaggio appena fatto. Ale mi sorride dal divano. Indossa la camicia jeans che tanto mi piace e ha uno sguardo irresistibile che esprime piena serenita'. Si alza e mi stampa un bacio.

“Ti sei rilassata? Ho fatto la pizza!” 

Cerco di analizzare la situazione, prendo Pippy in disparte  e le chiedo (di solito non mente):

“Papi ti ha messo i cartoni?” 
“No, no.” 

Non soddisfatta penso allora al peggio: massiccie dosi di camomilla, elettroshock... le guardo i polsi ma non vedo segni di corde quindi non le ha legate alla sedia.

Torno in cucina e davanti a me trovo la tavola imbandita, una birra fresca che mi aspetta e la pizza.

“ E le bimbe?”
“Hanno gia' mangiato. Minestrina di brodo di pollo, verdure fresche e ovetto per entrambe”

Mettiamo a letto Piggy in un baleno senza problemi. Pippy accetta di farsi leggere solo due favole e via a letto pure lei.

“Com'e' andata da solo con le due? Ammettilo che ti hanno fatto impazzire...”
“Assolutamente no. Pippy ha colorato mentre io facevo gli esercizi di russo e Piggy a parte qualche breve lagna perche era affamata ha giocato tutto il tempo da sola.”

Mangio la pizza e penso che e' squisita.

Che papa' abbia un segreto?

Designs by Alba.


martedì 16 aprile 2013

Avrei...

Avrei decisamente potuto iniziare quest'avventura del blog qualche anno fa. Avrei scritto della nostra vita in Asia, del nostro anno a 30 gradi perenni e della nostra primissima avventura come genitori-to-be.

Avrei poi potuto raccontare di noi a Londra, di come da due diventavamo tre e come da tre diventavamo quattro. Sarebbe stato un racconto sicuramente più completo. 

Avrei potuto iniziare anche solo sei mesi fa quando da Londra ci trasferivamo a Mosca e raccontare così in diretta della nostra prima esperienza al "vero" freddo, delle nostre prime "vere" nevicate in città, del nostro impatto con una lingua così difficile e diversa e di chissa' quante altre cose.

Avrei...

Avrei...

Gli "avrei" pero', si sa, non piacciono a nessuno per cui partiamo così un po' come l'erba che timidamente si rimpossessa dei prati Moscoviti in questo aprile primaverile, ma partiamo per davvero perche'...

"E' tardi! E'' tardi!" (*)

Block-notes di una mamma di due in terra straniera

Ho deciso di provare a vedere cosa cambiava se durante gli sfoghi e le crisi quotidiane di fine giornata, quando provi a dare la cena a due bambine di cui una riaggiorna i suoi gusti ad ogni pasto e l'altra e' una neonata nata mooolto affama (e pronta ad alzare i decibel per questo), invece di urlare..mi correggo..oltre ad urlare... descrivevo la scena sul mio diario e ho visto con mio grande stupore che il risultato era sorprendente soprattutto se lo condividevo su facebook. La drammaticita' si trasformava instantaneamnete in comicita' e le piccole da bestie feroci diventavano all'improvviso dei piccoli pagliacetti simpatici. Vuoi per i commenti degli amici sempre pronti a sdramatizzare o a farti sentire la loro profonda solidarieta, vuoi perche' scrivere ti allontana per un minuto dalla scena e ti fa respirare quel respiro in piu' con cui ritrovi la p a z i e n z a.

A questo pensiero si e' poi aggiunta un'idea che vagabondava gia' nella mia testa da un po': combinare la mia passione per la fotografia ed il viaggio con la mia vita da espatriatamammadidue. Ecco quindi come nasce questo blog che vuole essere un reportage in diretta per amici e parenti lontani, un ricordo e, perche' no, un modo per conoscermi e per conoscere nuova gente.

(*) Bianconiglio in Alice nel paese delle meraviglie